Forse il concetto puro e rigoroso dell’arte in generale andrebbe desunto solo dalla musica, mentre la pittura implica necessariamente un elemento materiale che trascende il circolo magico dell’arte.
La citazione, se bene la rammento, è tratta da alcune notazioni redatte, attorno ai secondi anni ’40, da Adorno per Minima Moralia e il suo significato lo ho ricordato guardando i dipinti che Nevio Zanardi, musicista e musicologo finissimo, espone al Museo di Sant’Agostino di Genova in una mostra personale dedicata alle celebrazioni in corso per il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia.
Pittura verso musica e viceversa, colori e note autoreferenziali, non a caso fra loro in relazione ermeneutica a inediti ambiti di realtà espressiva, come, del resto, aveva pensato nel millesettecento, Etienne Bonnot de Condillac considerando paritetici i cinque sensi.
Relazione, per altro già documentata da Kandinskij e Schonberg.
(…) Guardando i dipinti nella loro testualità e pensando alle “dissonanze” come alle “assonanze” fra ascolto e visibilità perseguite dopo le acquisizioni delle Avanguardie Storiche domando a me stesso se si possa davvero musicare la luce di un colore o dipingere la sospensione di un respiro.
La pausa che non è musica e che esercita una propria espressività appartiene o no allo spartito musicale? L’intervallo, la linea tra una campitura e l’altra della superficie colorata ci conducono o no, oltre il transeunte e il casuale e per via dei processi simbolici, al centro di un significato di un dipinto?
La durata di Bergson, il problema centrale di tutto il pensiero del filosofo francese ha un senso? Rispondo indirettamente osservando che il tempo concretamente vissuto dalla coscienza di Zanardi quando suona o dipinge è tempo di significato percepiti e che si occupi di Richard Strauss o di Versi, di Shonberg o di Kandinskij, Zanardi perviene al vero significato dell’arte, che è poi quello di aggiungere sapere nuovo al saputo, rendendosi conto, attraverso le vie dell’emozione e della sensazione coltivate dalla cultura, della consapevolezza responsabile dell’esserci.
Germano Beringheli
29 dicembre 2011