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Nevio Zanardi è un artista che, innanzitutto entro il suo animo, a mio parere, mescola suono e colore e li reputa equivalenti. Il Museo di Sant’Agostino da qualche tempo si onora di provare a compiere operazioni similari, mescolando una forma architettonica moderna che espone arte antica con arte contemporanea.

Se nel 2009, a Villa Croce, Zanardi suonò pittura, adesso in Sant’Agostino dipingerà musica, poiché le sue 20 grandi tele realizzate per l’occasione, ognuna dedicata ad una regione d’Italia, trarranno spunto da altrettante opere verdiane preunitarie.
Zanardi non è certo alle prime armi, in questo tipo di esperienze (anche se, a conoscerlo, sembra di poter dire che ogni volta ha l’onestà di porsi di fronte alle proprie realizzazioni come se fosse la prima volta, con “cuore puro” da scorie del passato). Certamente la sua duplice attività di musicista e pittore implica la possibilità di realizzare esperienze mischie come bellissimi marmi colorati.

Mi viene in mente una bellissima colonna in marmo rosso di Francia conservata nel deposito del Museo, con le sue venature grigio azzurre, con la sua forma meravigliosamente tortile: i colori si distendono nel ritmo delle curve sinuose, nella solida melodia della forma. Quest’opera potrebbe rappresentare il contributo sotto metafora del Museo alla mostra di Zanardi.
A proposito di contributi: per il Sant’Agostino questa esposizione sarà l’occasione per ospitare una serie di iniziative didattiche per le quali lo stesso artista si è dato generosamente disponibile.

Egli stesso dedicherà, in particolare ai giovani, ma ovviamente non soltanto, visite guidate a metà strada, in bilico, direi, fra musica e pittura e non nego l’aspirazione ad averlo negli spazi del Museo, davanti alle sue opere, con il suo prestigioso violoncello.
Inoltre è importante fare una riflessione di tipo ‘politico-culturale’: in questo 2011, centocinquantenario dell’unità d’Italia, mi pare si possa dire che nel paese intero e nell’ambito dei numerosi dibattiti e discussioni susseguitesi, sono state ricercate più le cause delle ancora cocenti divisioni della nostra patria, piuttosto che gli elementi che ne fondano l’unità.

È una semplice, triste constatazione che, fra l’altro, aspirerebbe ad una improbabile smentita. Questa è però una mostra che coniuga arte pittorica con arte melodica avendo come principali elementi costitutivi il colore e la musica – e in particolare quella di Giuseppe Verdi, le cui arie, le cui opere ancora oggi, ai tempi del colera della cultura, sono a fior di labbra di moltissimi italiani.
Il significato intrinseco di questa operazione è quindi ricordare con decisione che uno degli elementi più forti che ci tengono insieme, assieme alla catena montuosa delle Alpi e al mare che ci circonda, è la cultura, in tutte le sue forme. Questa di Zanardi, però, coniugando musica e pittura, diventa davvero esemplificativa, un paradigma del motivo del nostro stare insieme, del nostro essere nazione.

L’Italia ha sempre costituito una fucina di idee nell’arte e nella cultura in generale. Dal nostro suolo hanno germinato persone e invenzioni che hanno diffuso all’estero, oltre gli elementi geografici or ora ricordati, un’immagine d’Italia univoca: la patria del bel canto, la patria dell’arte dove da sempre artisti e viaggiatori si sono aggirati esterrefatti di tanta ricchezza. Reputo quindi molto, molto bello che il Museo di Sant’Agostino abbia l’occasione di ospitare una simile impresa e non posso, in chiusura, che ringraziare Nevio Zanardi e la Signora Flora Porsia per averci proposto di accogliere nei nostri spazi questa importante mostra.

Adelmo Taddei
Curatore
Museo di Sant’Agostino