di Maria Giovanna Olivieri
A mio sentire, da istintiva e libera amante di – quasi – ogni tipo di manifestazione artistica, con una netta propensione per ciò che rappresenta il tempo presente o il passato prossimo proverò nuovamente una sensazione unica: la stessa, in fondo, che provo quando sento Nevio Zanardi suonare o dirigere.
La sua musica è colore, così come le sue tinte sono note.
I dipinti che siamo più abituati a vedere suggeriscono amore, odio, potere, bellezza, storia, affetti, patria, natura, mare, case, solitudine, passione, vuoto, festa, viaggi, trasgressione, conformismo, miseria, sfarzo, trascendente, umano o anche solo la realtà delle cose.
Le opere di Zanardi, dal più piccolo disegno, alle tele più grandi, credo siano invece un contenitore di armonia che ognuno può riempire con la propria melodia del momento, anche al di là del brano o dell’occasione che può averle ispirate. Scandalizzerei il Maestro se sapesse che la sua “Giovanna D’Arco” che nobilita la parete dove si appoggia il mio piano, non certo abituato a grandi esecuzioni, in certi pomeriggi, si è salvata dal rogo per diventare un’altra donna di altro sentire o per ispirare un ben diverso stato d’animo? O se, in certe sere d”estate, ho preferito guardare il suo “Autunno” e non necessariamente ascoltando Vivaldi?
Se ho un po’ captato il Suo pensiero, non credo. E se qualcuno, come mi piacerebbe tanto, condividesse il mio punto di vista, penso che, da promotore di emozioni qual’è, Lui ne sarebbe in ogni caso contento.
Maria Giovanna Olivieri